Il rinoceronte ha un nome

È Ottavio il nome scelto dagli utenti Facebook, da assegnare al rinoceronte raffigurato nel mosaico rinvenuto durante la scorsa campagna di scavi, in uno degli ambienti delle terme di Aquinum.

La scelta era da effettuare su una triade di nomi selezionati dagli alunni Liceo Classico “N. Turriziani” i quali hanno preso parte ad un evento da loro organizzato nell’area archeologica, qualche settimana fa, nell’ambito del programma di orientamento e alternanza scuola-lavoro.

Attraverso la fan page di Aquinum su Facebook, è stato avviato dei giorni scorsi un sondaggio, chiusosi alla mezzanotte del 6 novembre, che da decretato il nome vincitore.

Grazie a tutti coloro che hanno preso parte a questa simpatica iniziativa!

ottavio

Medaglia d’oro al video su Aquinum

Siamo orgogliosissimi dei ragazzi della scuola media di Castrocielo!
Hanno realizzato un video nella nostra area archeologica, partecipando ad un concorso nazionale indetto dalla Fondazione Napoli Novantanove, e sono risultati primi vincitori!

Verranno medagliati il 28 ottobre al Campidoglio e le somme dei premi saranno devolute alla popolazione scolastica del centro Italia, colpita dal recente terremoto.

Vi lovviamo tutti quanti!

Archeologia pubblica: il caso di Aquinum

Il tema del mese dell’ultimo numero di Forma Urbis è “ARCHEOLOGIA E SOCIETÀ #Culturaèpartecipazione“, dove si affronta il tema del coinvolgimento del pubblico nelle attività di ricerca archeologiche e di come grazie ai social media si riesca ad aumentarne l’interesse a beneficio della divulgazione culturale.

Ci è stato chiesto di presentare il caso di Aquinum e quindi eccoci qui: all’interno della rivista troverete l’articolo dal titolo “Archeologia condivisa e partecipata presso l’area archeologica di Aquinum” scritto a quattro mani da Paola Guacci, Va Lentina Petrucci, Agnese Ugolini e Giovina Caldarola!

Grazie a Simona Sanchirico (direttore editoriale di Forma Urbis) per averci coinvolti! 😉

Qui il sommario

copertina

Si riapre la stagione archeologica ad Aquinum con importanti novità

Con grande gioia e giubilo, abbiamo rimesso in moto la macchina archeologica ad Aquinum.

Sabato 28 maggio, nella cornice bucolica ciociara dello scavo aquinate, è stata inaugurata la VIII Campagna di Scavi Archeologici i quali prenderanno ufficialmente avvio agli inizi del mese di Luglio. In tale occasione, l’associazione culturale Lestrigonia ha organizzato la seconda edizione delle visite guidate animate, i cui temi scelti per quest’anno sono stati i “Ludii Gladiatorii” – ovvero l’Ars Dimicandi e le pratiche di allenamento dei gladiatori, e “In corpore sano”, l’arte della bellezza e del benessere ai tempi degli antichi romani.

Copiosa l’affluenza dei visitatori, i quali hanno assistito con interesse alla visita guidata per l’area archeologica, facendosi coinvolgere dalle attrazioni animate. Grande spazio è stato dato ai bambini che non hanno perso tempo a trasformarsi in piccoli gladiatori lasciandoci anche un gradito feedback sul nostro account Instagram (eh si, anche i piccoli sono su Instagram).

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– L’intero album di foto e i video dell’Open Day, sono sulla nostra pagina Facebook! –

Ma quest’anno abbiamo una importante novità per la tutela e salvaguardia della nostra amata area archeologica: il noto brand Nestlè Vera del gruppo San Pellegrino, in occasione dell’avvio del nuovo impianto di imbottigliamento delle acque della sorgente Naturae, sito nel Comune di Castrocielo, ha deciso di entrare a far parte della nostra squadra.

Grazie all’appoggio economico fornito dal grande gruppo industriale, sarà possibile ampliare ed intensificare le attività di ricerca nell’area archeologica e provvedere al restauro e mantenimento delle antiche strutture romane. Non solo: il sito potrà essere aperto e fruito per tutto l’anno!

“Il complesso termale di Aquinum testimonia il profondo legame che questo territorio ha sempre avuto con l’acqua. Siamo quindi orgogliosi di contribuire in modo tangibile al recupero di questo luogo altamente simbolico, perché diventi motore di sviluppo per Castrocielo anche dal punto di vista turistico ed economico, creando un vero circolo virtuoso in grado di generare una crescita reale e condivisa sul territorio”.
(Stefano Marini, Direttore Business Unit Italia del Gruppo Sanpellegrino)

“Il Comune di Castrocielo si impegna ormai da anni in questo progetto, che richiede un considerevole impiego di risorse, perché crediamo fermamente nell’impatto positivo che la valorizzazione del sito archeologico potrà avere per il nostro paese e per tutta l’area. L’interesse che i cittadini e visitatori mostrano in occasione degli Open Day ci incoraggia a proseguire su questa strada, intrapresa da molto tempo insieme all’Università del Salento. Siamo felici che anche un grande Gruppo come Sanpellegrino, dopo aver scelto di investire su Castrocielo e sulla sua acqua, abbia sposato con entusiasmo questo progetto fornendo un importante contributo a un’iniziativa per noi centrale”.
(Filippo Materiale, Sindaco di Castrocielo)

“Il sito di Aquinum ci ha già svelato in sette anni tesori estremamente preziosi  e speriamo che altri ancora vengano alla luce grazie alla nuova campagna di scavi che sta per iniziare. Giornate come questa, in cui i visitatori hanno l’opportunità di ammirare da vicino le bellezze emerse fino a oggi, ci permettono di far comprendere la rilevanza storico-culturale di questo complesso e l’importanza del lavoro che insieme al Comune di Castrocielo e con il supporto di Nestlè Vera stiamo svolgendo per rendere pienamente fruibile a tutti questo eccezionale patrimonio”.
(Giuseppe Ceraudo, direttore degli scavi, Università del Salento)

Ci aspettano grandi novità quest’anno e si prospetta una stagione ricca di scoperte!!

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Aquinum al Secondo Convegno Internazionale di Archeologia Aerea

Si è svolto dal 3 al 5 febbraio presso l’Academia Belgica di Roma il 2° Convegno Internazionale di Archeologia Aerea “Dagli Aerostati ai Droni: le immagini aeree in Archeologia”, un’iniziativa promossa dal Laboratorio di Topografia Antica e Fotogrammetria (LabTAF) dell’Università del Salento in collaborazione con l’Università di Gent (Belgio) e l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.

La finalità principale del Convegno è stata quella di fare il punto della situazione nel settore specifico dell’Archeologia Aerea, alla luce degli sviluppi apportati dall’uso dei droni, mettendo a confronto esperienze nazionali ed internazionali ed effettuando dimostrazioni pratiche di volo.

Un pubblico numeroso ha seguito con entusiasmo e interesse lo svolgersi dei lavori prendendo spesso parte alle discussioni finali.

In occasione del Convegno, abbiamo avuto modo di presentare le ultime scoperte “viste da drone” sulla città antica di Aquinum. Ci riferiamo ad alcune tracce di edifici e strade localizzabili nell’area centrale della città. In particolare, molto significativa appare una traccia identificata a ovest del teatro che probabilmente potrebbe indicare la presenza di una porticus, ovvero di un corridoio porticato che dalla via Latina (l’asse viario principale della città), conduceva al teatro.

Si è rilevata interessante, a nostro avviso, la possibilità di integrare le informazioni reperite da vecchie fotografie con gli ultimi scatti eseguiti con il drone. L’esempio di ciò è stato riscontrato in un campo a nord dello scavo delle terme dove, accanto alle tracce di grandi complessi abitativi (domus), si aggiungono quelle riferibile ad un edificio di forma quadrangolare, apparentemente articolato in vari ambienti disposti attorno ad uno spazio più grande.

Paola Guacci (paola.guacci@unisalento.it), Alfio Merico (alfiomerico@libero.it)

Lingotti romani verso i Laboratori del Gran Sasso

Parte dalla Sardegna verso il Gran Sasso un preziosissimo ‘carico’. Sono 30 lingotti di un tipo di piombo totalmente privo di contaminazione radioattiva, che saranno utilizzati per verificare un fenomeno della fisica dei neutrini mai osservato finora.

Sono gli ultimi esemplari dei circa 2.000 lingotti rivenuti in una nave romana affondata 2.000 anni fa al largo dell’isola di Mal di Ventre, davanti alla costa di Oristano. I lingotti sono stati recuperati grazie ad un progetto di cooperazione tra Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Soprintendenza Archeologia della Sardegna e le università di Cagliari e Milano Bicocca.

 

Il recupero dei lingotti di piombo dalla nave romana (fonte: INFN)

Il recupero dei lingotti di piombo dalla nave romana (fonte INFN)

 

La cerimonia di consegna del piombo romano si è svolta nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari. Estratto dalle miniere romane in Spagna di Sierra de Cartagena, il piombo ha riposato nei fondali della Sardegna per oltre 2.000 anni. Adesso la loro nuova ‘casa’ dei 300 lingotti dati all’Infn, sui mille finora recuperati, sarà il laboratorio che si trova sotto i 1.400 metri di roccia del Gran Sasso e che ospira l’esperimento Cuore (Cryogenic Underground Observatory for Rare Events), sulla fisica dei neutrini.

Il piombo è tracciabile non solo per via dei marchi di fabbrica di allora come “Caius e Marcus Pontilieni, figli di Marcus” e altri ancora, ma oggi grazie alle tecnologie attuali per i loro profili di composizione di piombo e le tracce di impurità.

Per il presidente dell’Infn, Fernando Ferroni, “l’utilizzo dei lingotti di piombo romano rappresenta un caso esemplare di collaborazione tra le Istituzioni, finalizzata a valorizzare il patrimonio archeologico nazionale e la ricerca scientifica di frontiera, come quella sulla fisica dei neutrini, premiata nel 2015 con il Nobel” .

Per Ettore Fiorini, fisico dell’Università di Milano Bicocca e ideatore dell’esperimento Cuore, “questo piombo è un materiale preziosissimo, con un importante valore scientifico, oltre che archeologico. Adatto per la schermatura degli apparati per la ricerca di eventi rari. Si tratta di un materiale totalmente privo di isotopi radioattivi”.

via Ansa

© Copyright ANSA

Roma e la cultura delle acque

Gli acquedotti sono tra le opere più imponenti e significative di tutta l’epoca romana. Con essi si arrivò ad una vera e propria cultura del trasporto delle acque, un sistema idrico tecnologicamente sofisticato unico nel mondo antico. In tutto il territorio dell’impero ne furono costruiti oltre duecento e solo a Roma ne esistevano ben undici. Alla fine del I secolo d.C. la tecnologia portò Roma ad immagazzinare quasi un milione di metri cubi di acqua potabile che giungeva ogni giorno in città, quasi mille litri per abitante.

Queste imponenti strutture provvedevano al fabbisogno di tantissimi impianti pubblici, come le terme, i bagni, le fontane, addirittura due stadi per le battaglie navali. L’acqua era un bene di proprietà statale ad uso pubblico, che su concessione speciale dell’imperatore o con il pagamento di una tassa specifica, poteva essere utilizzata per rifornire case private. Grazie al lavoro degli ingegneri che resero possibile questa abbondanza, Roma venne definita Regina Aquarum (“regina delle acque”). Alle origini della città, l’acqua del Tevere era quella utilizzata dagli abitanti, oppure quella presa da pozzi scavati all’interno delle mura cittadine. L’aumento della popolazione richiese fortemente la ricerca di nuove sorgenti nei dintorni della città: fu così costruito il primo acquedotto, realizzato da Appio Claudio nel 312 a.C. Le fasi della costruzione dell’acquedotto consistevano nello stabilire il percorso relativo, segnare il profilo del terreno su una mappa che ne riportava elementi di dislivello, lavoro riservato ai tecnici che utilizzavano il coròbate, uno strumento di legno simile alla nostra livella ma più grande. L’esatta posizione orizzontale era quando i fili a piombo attaccati al suo ripiano di legno pendevano in modo parallelo alle gambe e quando l’acqua che colmava una vaschetta scavata sul ripiano non debordava. Ottenendo il vero profilo del terreno, gli ingegneri stabilivano se appoggiare le condotte al livello del suolo, se farle passare sotto, oppure elevarle di alcuni metri.

Gli acquedotti prendevano l’acqua da varie sorgenti naturali situate anche a lunga distanza dalla città e la trasportavano per molti chilometri. Per garantire lo scorrere dell’acqua, venivano costruiti con un’inclinazione del 25% (un metro di pendenza per ogni chilometro). Alla sorgente venivano costruiti grandi serbatoi per creare la pressione necessaria e per assicurare la continuità del flusso. Per limitare la presenza di impurità, si usavano vasche di depurazione, in cui la velocità dell’acqua risultava molto più lenta permettendo al fango e alle altre scorie di depositarsi.

Per superare grandi ostacoli naturali, come fiumi o vallate, il canale veniva fatto passare generalmente su lunghi ponti a due o tre arcate in pietra o mattoni (talvolta sulle arcate del primo livello vi era anche una strada permettendo una doppia funzione). Il percorso dell’acquedotto poteva a volte rendere necessaria un’opera delicatissima, come la realizzazione di una galleria attraverso la collina: ogni 20 metri circa un pozzo verticale congiungeva la sommità della collina all’acquedotto fornendo aria agli operai all’interno e utile allo smaltimento della terra di scavo. Mantenendo la pendenza giusta, l’acqua scorreva in un canale di pietra, coperto da uno strato impermeabile.

Era facile incontrare diversi acquedotti che arrivavano in città seguendo un percorso molto simile: l’acqua scorreva in canali separati dello stesso viadotto e, arrivando al centro di Roma, veniva raccolta nel castellum aquae, una sorta di serbatoio, dove veniva depurata e distribuita agli impianti pubblici che doveva rifornire.

Oggi i ruderi di molti di questi impianti sono ancora visibili all’interno e intorno alla città: il Parco degli Acquedotti, 280 ettari nel Parco Regionale dell’Appia Antica ospita, oltre a due ville imperiali, molte imponenti testimonianze di queste strutture rivoluzionarie, come l’Acquedotto Claudio.

Gli acquedotti di Roma:

Acqua Appia (312 a.C.)  Il più antico, lungo circa 16 Km in buona parte sotterraneo. L’acqua, proveniente da sorgenti sulla Prenestina, entrava in città a Porta Maggiore, si dirigeva verso l’Aventino, passando su arcate che si appoggiavano alla Porta Capena. Aveva una portata di 75.000 metri cubi al giorno.

Anio Vetus (272 a.C.) Dal fiume Aniene, lungo 64 Km, forniva 175.000 metri cubi giornalieri d’acqua. Entrava a Roma a Porta Maggiore in direzione Esquilino con condotto sotterraneo.

Acqua Marcia (144 a.C.) Lungo 91 km, 189.000 metri cubi giornalieri d’acqua. Dalle sorgenti nella valle dell’Aniene fino al Campidoglio, mediante percorso misto sotterraneo e sopraelevato con arcate. Si sovrapponevano ad esso gli acquedotti Tepula e Julia (la sovrapposizione è visibile a Porta Maggiore).

Acqua Tepula (125 a.C.) Nascente dai Colli Albani, aveva una portata di 18.000 metri cubi al giorno. Il nome deriva dalla particolare temperatura calda dell’acqua.

Acqua Julia (33 a.C.) Proveniente dalla Tuscolana, era lungo 22 Km e forniva ogni giorno 48.000 metri cubi d’acqua.

Acqua Virgo (19 a.C.) Lungo 20 Km, forniva 100.000 metri cubi giornalieri d’acqua e nasceva dai Colli Albani, con percorso quasi interamente sotterraneo fino alla al Pincio. Attraverso un percorso sopraelevato, raggiungeva il cuore della città. Nel 1453 furono operati diversi lavori di restauro, tanto che ancora oggi alimenta la Fontana di Trevi, la fontana della Barcaccia in piazza di Spagna e la fontana dei Fiumi a piazza Navona.

Acqua Alsietina (2 a.C.) Lungo 35 Km, ogni giorno portava 15.000 metri cubi di acqua non potabile destinata alla Naumachia (battaglie navali) eretta da Augusto a Trastevere. Alimentato dal lago di Martignano, raggiungeva il Gianicolo.

Acqua Claudia (38-52 d.C.) L’acquedotto più imponente: lungo 70 Km, 16 dei quali su grandi arcate, forniva 185.000 metri cubi d’acqua ogni giorno. Dalla valle dell’Aniene, il suo percorso si incrociava con quello dell’Anio Vetus e dell’Acqua Marcia. Porta Maggiore a Roma rappresenta il suo doppio arco monumentale. L’imperatore Nerone ne fece costruire una derivazione al fine di alimentare il laghetto all’interno della Domus Aurea.

Anio Novus (38-52 d.C.) Oltre 86 Km, forniva 190.000 metri cubi giornalieri d’acqua. Il suo percorso era per buona parte comune a quello dell’acquedotto Claudio.

Acqua Traiana (109 d.C.) 32 Km di lunghezza, alimentato dal lago di Bracciano, riforniva in particolare le terme di Traiano.

Acqua Alexandrina (226 d.C.) L’ultimo acquedotto di Roma in ordine cronologico, costruito da Alessandro Severo, serviva ad alimentare le terme Alessandrine, ricavate da quelle neroniane in Campo Marzio. Le sue sorgenti si trovavano nella zona di Pantano Borghese, con percorso sopraelevato su strutture ad archi lungo la via Prenestina e la Labicana. Entrava in città nei pressi di Porta Maggiore.

[via Capitolivm.it ©CapitolivmSJ]

#OpenDayAquinum2015 autunnale, tra visite ufficiali e tanti visitatori

Anche per quest’anno ce l’abbiamo fatta!

Cantiere estivo e autunnale: fatto. Open Day estivo e autunnale: fatto. Visita presidente della Regione Lazio: fatto. Visite guidate animate: fatto.

Ebbene si, quest’anno abbiamo avuto in visita sul nostro magnifico scavo archeologico, nientepopodimenoche… mr President, ovvero: Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio.

A condurlo in visita all’area archeologica, la nostra guida d’eccezione Valentina Petrucci, che sapientemente ha accompagnato Zingaretti (e il suo lunghissimo e abbottonato seguito) passando dall’area delle Terme Centrali, attraverso l’Antiquarium fino al settore oggetto delle ultime indagini settembrine ai piedi dell’edificio absidato.

Nonostante il caldo opprimente, il cospicuo gruppo di visitatori ha seguito senza indugio Valentina con stupore e curiosità. Al termine, al riparo dal sole, Nicola Zingaretti, introdotto dal sindaco di Castrocielo Filippo Materiale, ha voluto spendere due parole di ammirazione per il sito archeologico: “Sono molto contento di aver visitato questo luogo, ciò che è stato fatto qui è straordinario perché, in un momento di tagli, qui è stata data una speranza ad una comunità, con un nuovo modello di sviluppo fondato su nuove vocazioni produttive”.

Tante altre belle soddisfazioni ci sono arrivate dalla due giorni di Open Day, organizzate nell’ambito del #GEP2015 (Giornate Europee del Patrimonio), in modo particolare dalla giornata di domenica 20 settembre, in cui l’Associazione Culturale Lestrigonia ci ha supportato nell’organizzare delle visite guidati un pò speciali. Speciali perchè ci siamo trasformati in personaggi dell’antica Roma e in questa splendida “mise” e dando sfogo alle nostre doti recitative, abbiamo accompagnato i numerosissimi visitatori presenti, lungo il percorso nell’area archeologica illustrando i monumenti già esistenti e le nuove e recentissime scoperte. Non solo: lungo il percorso vi erano anche dei luoghi di sosta dove erano state allestite scene riferite alla vita quotidiana dell’antica Roma.

C’è stata una presenza molto importante: ci hanno raggiunto i nostri fedelissimi fan, curiosi, appassionati e molti nuovi visitatori provenienti da comuni limitrofi e da altre località.

Antonietta Martignano e Paola Guacci, due delle nostre archeo-attrici, stanche ma felici, commentano la giornata dicendo che “l’area archeologica è stata invasa soprattutto dai bambini, i più coinvolti dalla manifestazione, che hanno vissuto un giorno da Romani: guidati dalle matrone hanno scoperto il funzionamento e la vita nelle terme, dal centurione hanno imparato l’arte della guerra (pacificamente!) e grazie al magister hanno imparato l’arte della scrittura”.

Non solo i bambini, ma anche gli adulti sono stati coinvolti, spesso dando vita a curiose scenette.

Un successo a 360° insomma.

Con un pò di orgoglio diciamo anche di aver ricevuto molti complimenti (forse non solo come archeologhe, ma anche come attrici, chi può dirlo…) e che la gente è andata via molto, anzi moltissimo entusiasta di aver preso parte alla nostra iniziativa.

Ed ogni volta non ci stanchiamo mai di dirlo, i vostri complimenti e il vostro entusiasmo sono la carica e la spinta per proseguire questo fantastico progetto di ricerca che è Aquinum, che non smette mai di stupirci e meravigliarci con i suoi tesori nascosti che ci lasciano ancora a bocca aperta. Perchè il duro cantiere non ha scalfito minimamente la nostra sensibilità al fascino della scoperta.

Grazie a tutti e arrivederci alla prossima campagna di scavo!

Traiano, l’Optimus Princeps

Vi siete ricordati di fare gli auguri di compleanno a Traiano oggi?
Marco Ulpio Traiano, nato in Spagna il 18 settembre del 53, divenne imperatore succedendo a Nerva che lo aveva adottato come suo figlio e successore.

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Si distinse nel governo a tal punto da essere nominato Optimus Princeps: grazie a lui l’impero conobbe una rinascita economica ed un rinnovamento nell’amministrazione pubblica. Le opere architettoniche da lui volute furono difatti fondamentali per lo sviluppo dell’impero.

Una di queste fu la realizzazione di una importante arteria stradale che da lui prese il nome, la via Traiana, che come alternativa alla via Appia collegava Benevento a Brindisi seguendo un percorso più agevole.

Rivalutò anche il commercio marittimo con la realizzazione del porto esagonale ubicato nei pressi dell’attuale Fiumicino, progettato da Apollodoro di Damasco, che sostituiva quello realizzato da Claudio anni prima e poco funzionale. Il porto si rivelò fondamentale per lo sviluppo delle attività commerciali, collegato a Roma tramite il Tevere, risultò funzionale per raggiungere le province occidentali.

Fece realizzare il Foro Traiano con nuovi edifici per la pubblica amministrazione, ripristinò acquedotti facendone costruire di nuovi nelle province, incrementò la portata della Cloaca Maxima, fece aumentare la capienza del Circo Massimo.

Partecipò alle guerre daciche le cui vittorie furono poi celebrate nella Colonna Traiana. Ma fu con le guerre partiche che si assicurò l’estensione dell’Impero Romano fino al Golfo Persico.
L’Optimus Princeps si distinse anche per la generosa assistenza alle fasce meno abbienti della società, tale da essere l’unico imperatore a non essere mai contestato.

Traiano morì per malattia a Selinute nel 117. Grazie a lui l’impero conobbe un periodo di serenità economica e sociale tale da avere ripercussioni positive in seguito: egli dette l’avvio alla cosiddetta Età Aurea proseguita poi con gli Antonini.

Il suo operato rimarrà ineguagliabile nella storia di Roma, grazie anche a Plinio il Giovane, che tra i letterati dell’epoca ne fu il principale sostenitore politico.

(G. Cal.)

L’area delle terme di Aquinum restituisce ancora tesori. Intervista a Giuseppe Ceraudo e Filippo Materiale.

L’ultimo ritrovamento effettuato nell’area delle terme di Aquinum, le più grandi in Italia come estensione dopo le terme imperiali di Roma, viene mostrato in anteprima alle telecamere dell’emittente locale TeleUniverso.

“Si tratta di una iscrizione romana, riferibile ad un personaggio femminile, appartenente ad una famiglia facoltosa, già nota da un rinvenimento del 1600” commenta il direttore di scavo, prof. Giuseppe Ceraudo. ” Trattasi della sacerdotessa della diva Augusta”.

Non solo: vengono mostrate alle telecamere anche i resti del teatro romano, ripulito dalla vegetazione e oggetto di alcuni saggi archeologici di approfondimento.

“L’intento dell’amministrazione comunale è quello di portare alla luce quanto più possibile la città romana che sta emergendo in maniera inaspettata, nella sua bellezza, nella sua grandezza” ha riferito il sindaco di Castrocielo Filippo Materiale. “Vogliamo rendere quest’area archeologica la più importante fra Roma e Napoli”.

Sosteneteci con il nostro progetto di crowdfunding su www.teezily.com/stores/aquinum2015

🙂